Solida e frugale, questa razza proveniente dalla zona centrale del Lazio deve il suo nome al comune di Tolfa, situato a nord della provincia di Roma. E’ sui monti circostanti, pietrosi e scarsi di risorse, che nei secoli si è sviluppata una popolazione equina spontanea con caratteristiche sempre più precise, che solo in tempi moderni, le solo valse il riconoscimento di razza.
Alcuni fanno risalire la presenza del cavallo tolfetano all’epoca etrusca, altri ritengono che un significativo contributo genetico sia giunto dalla commistione con esemplari berberi presenti nella Roma rinascimentale e con linee di sangue derivanti da importazioni, anche dalla Francia, in epoche successive. Di certo le origini del tolfetano sono antiche e misteriose, quasi quanto la sua resistenza a un territorio ostile, impervio, con scarse risorse alimentari e pieno di insetti pericolosi.

Cavallo da soma, da sella, da tiro leggero, il tolfetano si fa apprezzare per la sua resistenza al lavoro e alla fatica, per la capacità di vivere con poco, eppure la razza non scampa, nel Novecento, al declino dovuto all’industrializzazione e all’avvento delle grandi macchine agricole. Solo nel 1990 avviene l’inserimento del cavallo tolfetano nel Registro anagrafico delle popolazioni equine riconducibili a gruppi etnici locali.
Il tolfetano è un cavallo con personalità, ma una volta completato il suo percorso di apprendimento la testardaggine si trasforma in affidabilità e intelligenza fuori dal comune. Dal mantello prevalentemente baio o morello, ha la testa ben proporzionata e una struttura fisica solida dalle proporzioni armoniose. Di solito raggiunge un’altezza media al garrese di cm 150.